Tutta la Lombardia diventa “zona rossa” e lo sarà fino al 3 aprile 2020. La notizia è arrivata nella serata di sabato 7 marzo 2020. Sono state definite, infatti, le nuove misure nazionali di contenimento dell’emergenza legata al Covid-19, il Coronavirus.
Non c’è ancora la certezza ufficiale, ma le indicazioni delle autorità sanitarie nazionali sono chiare. Nell’articolo 1 della bozza del nuovo decreto del governo, comparso in diverse anticipazioni, che dovrebbe essere varato nelle prossime ore, compare il divieto di ingresso e di uscita dalla Lombardia e da altre 11 province, e l’estensione delle zone controllate a Piemonte ed Emilia-Romagna.
Nel dettaglio, le province diventate “zona rossa”, oltre a quelle lombarde, sono le seguenti: Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti e Alessandria.
Si tratta di una misura che era stata paventata nelle scorse ore, ma anche smentita da più fonti: anche i vertici dell’Istituto Superiore di Sanità avevano confermato che era allo studio la possibilità di creare altre zone rosse, oltre ai dieci Comuni del Lodigiano e a un Comune del Veneto, ma non di rendere l’intera Lombardia una zona rossa.
Ma come funzionerà la zona rossa della Lombardia? Vi si potrà entrare ed uscire soltanto per gravi ed indifferibili motivi, di famiglia, personali e di lavoro, evitando anche ogni spostamento all’interno della Lombardia stessa. Le scuole saranno chiuse, le attività sciiistiche sospese così come gli eventi pubblici. Saranno chiusi i musei, le palestre, i teatri, le piscine e altro ancora. Potranno invece rimanere aperti i bar, i ristoranti e le attività commerciali, ma solo a patto di riuscire a fare rispettare la distanza di almeno un metro tra una persona e l’altra. Le grandi strutture di vendita e i centri commerciali, nei weekend, dovranno essere chiusi.
A coloro che hanno sintomatologia da infezione respiratoria e febbre (maggiore di 37,5 gradi centigradi) è “fortemente raccomandato di rimanere presso il proprio domicilio”, limitando al massimo i contatti sociali e contattando il proprio medico curante.
Al pronto soccorso gli accompagnatori dei pazienti non potranno sostare in sala di attesa, salvo specifiche indicazioni. Nelle strutture a lunga degenza (comprese le Rsa, anche per non autosufficienti), l’accesso di parenti e visitatori è limitato ai soli casi indicati dalla direzione sanitaria della struttura, che è tenuta ad adottare le misure necessarie a prevenire possibili trasmissioni di infezione.