Lettera aperta ai fedeli parrocchiani di Almenno di Don Mario Rosa

Parrocchia di Almenno San Salvatore Don Mario Rosa

Parrocchia di Almenno San Salvatore Don Mario Rosa

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Carissimi Parrocchiani,

ci apprestiamo a celebrare la Quarta Domenica di Quaresima e purtroppo ancora senza poter celebrare insieme l’Eucaristia; questo digiuno “eucaristico” è per noi credenti un passaggio difficile, in qualche modo ci è imposto e sembra privarci di quel nutrimento essenziale e vitale che è per noi Lui, il Signore che si fa dono nel Suo Corpo e nel Suo Sangue; è paradossalmente però anche il segno della nostra carità, di quell’impegno a salvaguardare in questo momento difficile, la salute dei nostri fratelli (oltre che la nostra).
I sacerdoti celebrano “da soli” e noi, visivamente e auricolarmente, li possiamo seguire attraverso tutti quei mezzi che la tecnologia di oggi ci mette a disposizione e questo, oltre che favorire, innanzitutto, quella Comunione con il Signore che ci unisce sempre al di là di ogni distanza, e fa sì che quelle Chiese desolatamente vuote si possano riempire di quella presenza indubbiamente misteriosa ma reale dei nostri cuori uniti in un Amore più grande, che è quello del Signore per noi, che diventa, in questo momento drammatico, la fonte della nostra Speranza.
La situazione che stiamo vivendo è indubbiamente difficile e faticosa e sembra diventarlo ogni giorno sempre di più; siamo nel mezzo di un tunnel buio, smarriti e spesso sfiduciati; intravedere anche solo in lontananza la luce sembra impossibile, ma non possiamo arrenderci allo scoramento (anche se molto umano in questo momento) per noi stessi e per tutti; ci sia di stimolo nell’affrontare le inevitabili “costrizioni” che ci sono imposte, lo spirito di abnegazione e di sacrificio “eroici” di tanti medici, infermieri, operatori sanitari a tutti i livelli che si stanno battendo al fianco dei fratelli e sorelle colpiti e vittime del “virus”; in nostri “piccoli” sacrifici (restare chiusi in casa, non poter uscire per nessun motivo se non gravissimo, la distanza tra le persone che ci sono care…) siano il segno della nostra partecipazione a quanti sono in trincea per combattere questa tremenda battaglia.
Si potrebbe dire e scrivere ancora tante cose, (d’altra parte essendo impossibile incontrarci fisicamente, abbracciarsi, quanto sarebbe importante in questi momenti, stringersi anche solo la mano, ci resta la “parola” che è il mezzo più comune per comunicare tra noi ed esprimere anche i sentimenti più profondi dell’animo), ma forse è opportuno riscoprire anche il “silenzio” che ci permette di rientrare in noi stessi e scandagliare quegli angoli più oscuri, ma spesso anche più luminosi del nostro essere più profondo; finora abbiamo vissuto prevalentemente fuori di noi, ora è il momento di rientrare in noi stessi e far emergere le dimensioni dello spirito e (per chi è credente) della preghiera.
Lascio la parola conclusiva di questa riflessione al nostro Vescovo; diceva qualche giorno fa: “L’immagine biblica che mi dà forza in questa circostanza è quella dell’esilio. Questo contagio ci sta, volenti o nolenti, esiliando dalla terra della nostra vita quotidiana, dalle nostre reali, presunte e presuntuose sicurezze, dalle nostre buone e forse meno buone abitudini. Il popolo di Dio, esiliato, perde tutto: gli rimane la fede, la preghiera e la dedicazione della propria vita agli altri, come espressione concreta della propria dedicazione a Dio. La prova, così si rivela il morbo dilagante, è il luogo del combattimento della fede. Il Signore ci indica nel silenzio e nell’ascolto della sua Parola, nella pazienza e perseveranza e nella preghiera e della carità vicendevole, le armi del nostro combattimento spirituale”.

Mentre ci salutiamo da lontano, ma profondamente uniti nello spirito e nella Comunione nel Signore, un pensiero e un ricordo particolare nella preghiera per tutte quelle famiglie e persone (particolarmente di Almenno S.S.) che sono state colpite direttamente da questo terribile morbo, per chi ha perso un familiare o una persona cara e per chi con ansia sta vivendo l’esperienza di un familiare o amico ammalato; il Signore doni a tutti la sua forza e la sua consolazione.

Almenno, 21 marzo 2020

Don Mario Rosa con i sacerdoti della Parrocchia

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